- Vivere in città
- L'aria condizionata è ok
- Il biologico non è la risposta
- Tagliare con criterio le foreste
- La soluzione è la Cina
- Accettare l'Ingegneria Genetica
- I "crediti di carbonio" non servono a niente
- Accogliere l'Energia Nucleare
- Auto usate - non ibride
- Prepararsi al peggio
(Ognuno di questi punti è ben circostanziato, e in questo post non ho tempo per dettagliare ogni cosa: restate sintonizzati, oppure leggetevi l'originale).
In sintesi, il discorso è tutto impostato sulla distruzione dei falsi miti (come il fatto di tagliare le foreste), cosa che chiunque di noi potrebbe fare avendo il tempo (ha ha), ma soprattutto voglia (ha ha ha). Intendo tempo per sfatare i miti, non per tagliare le foreste.
In più, l'articolo fa giustamente osservare che la soluzione dei problemi ambientali trova nei sostenitori di battaglie piccole e locali un possibile freno: tutti lottano contro l'estinzione del gufo nano della Patagonia (ammesso che esista), ma nessuno sembra fregarsene del fatto che la situazione globale, se non è già critica, lo diventerà presto.
Con questo non intendo dire che io non capisca l'importanza della biodiversità, semplicemente sono d'accordo con chi vuole focalizzare l'attenzione sulle problematiche globali.
Per fare un paragone, una cosa come Linux, robusta, funzionale, e più in generale concepita meglio (anche solo perché open), ha trovato il suo maggior freno nella proliferazione delle distribuzioni, ovvero delle diverse declinazioni che può prendere questo sistema operativo. Per dare un'idea di quante siano, Distrowatch fa la classifica delle prime 100 distribuzioni, non so se mi spiego.
Se Linux verrà sopraffatto (non credo), saremo tutti meno liberi, meno tutelati, ma ancora capaci di produrre un giorno un altro Linux per ricominciare. Se sbagliamo con il pianeta, una seconda possibilità potrebbe esserci negata.
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